Il trekking non è “solo camminare”. È salire, scendere, stabilizzare ad ogni passo, spingere con le gambe mentre il core tiene in assetto la colonna e lo zaino. Per questo, arrivare ai sentieri già preparati fa una differenza enorme: meno affaticamento, più controllo nei tratti tecnici, articolazioni più protette.
La buona notizia?
Una base efficace la costruisci a casa, con poco spazio e attrezzi minimi, usando movimenti funzionali che simulano ciò che avviene in montagna. Le linee guida più autorevoli ribadiscono proprio questo: forza di gambe e core sono il “motore” dell’escursionista e vanno allenati con continuità e progressione intelligente.
Allenare gambe e core prima di macinare dislivello riduce il rischio di sovraccarichi, migliora la postura sotto zaino e rende più efficiente ogni passo. Lavorare su squat, affondi, step-up, stabilità del bacino e plank crea una base che si trasferisce in modo diretto alla camminata in salita e alla frenata controllata in discesa. Questa impostazione “funzionale” è il cuore dei programmi per escursionismo proposti da chi si occupa di hiking training in modo sistematico: si potenziano catene muscolari, equilibrio e resistenza, non il “singolo muscolo” isolato.
Allenarsi in casa ha anche un vantaggio pratico: continuità. Quando il meteo è ostile o la settimana è piena, una sessione di 25–40 minuti è realistica da incastrare, mantiene gli adattamenti e ti fa arrivare ai trail weekend dopo weekend con sensazioni sempre migliori.
Un buon percorso di preparazione per il trekking ruota attorno a pochi principi chiave:
Comincia dallo squat a corpo libero: piedi alla larghezza delle anche, bacino che scende “indietro e giù” come per sederti, busto attivo. L’obiettivo non è fare più ripetizioni possibili, ma imparare a spingere dal piede intero (non solo dalle punte) e a tenere il ginocchio in linea con la punta. Quando senti il gesto solido, puoi rendere lo squat più “montano” aumentando il tempo sotto tensione: scendi in tre secondi, fermati un istante in basso, risali fluido. Questo ti allena a gestire i ritmi lenti della salita e la frenata controllata della discesa. Le guide per il trekking casalingo mettono lo squat tra i primissimi fondamenti, insieme agli affondi.
Lo step-up su uno scalino o un gradino solido è il tuo “simulatore di salita”: sali con controllo, distendi l’anca in alto, scendi senza “cadere” con il peso. Aumentando gradualmente l’altezza, il gesto diventa una replica molto fedele delle rampe ripide. Integrare lo step-up nei programmi per trekking è una prassi consigliata nelle risorse italiane più serie dedicate alla preparazione escursionistica.
Infine, per dare al corpo il “codice di stabilità” tipico della montagna, inserisci un esercizio ponte: l’hinge su una gamba (variante del deadlift a una gamba). Punta un piede, inclina il busto avanti mantenendo la schiena lunga, la gamba libera va in estensione; poi ritorna. Qui il lavoro non è solo di forza su glutei e ischiocrurali, ma soprattutto di equilibrio e controllo del bacino: esattamente ciò che serve quando senti il terreno cedere sotto lo scarpone. Questo pattern è raccomandato nelle guide di condizionamento per backpacking.
Il core non è “solo addominali”: è un cilindro di muscoli (retti, obliqui, trasverso, lombari, pavimento pelvico) che stabilizza il tronco e scarica il lavoro dalle ginocchia in discesa. Un core allenato ti permette di mantenere postura alta sotto carico e di non “collassare” quando il sentiero si fa tecnico. Le routine outdoor più credibili propongono un mix di plank (in tenuta), varianti dinamiche e esercizi di stabilizzazione controlaterale.
Inizia dal plank: mani o avambracci a terra, corpo in linea, sguardo neutro. Più della durata conta la qualità della tenuta: bacino stabile, addome “abbraccia” la colonna, respiro che rimane fluido. Quando sei a tuo agio, introduci una progressione dinamica: dal plank porta il ginocchio al gomito dello stesso lato, poi al gomito opposto, mantenendo il bacino fermo. In questo modo alleni anti-rotazione e controllo, due qualità preziose quando lo zaino sposta il baricentro a ogni passo.
Abbina il bird-dog: in quadrupedia, estendi insieme braccio e gamba opposti, fermati un istante “in equilibrio sospeso”, rientra con controllo. È un gesto semplice che educa la colonna a stare ferma mentre gli arti si muovono, principio centrale nella prevenzione dei fastidi lombari in escursione. Anche le redazioni outdoor che parlano di zaini e lunga durata spingono sul lavoro di core come vero “assicuratore” del comfort di marcia.
Un accento finale sugli ileopsoas/hip flexors: se sono deboli o rigidi, paghi con fianchi “bloccati”, postura che cede e passi meno efficienti. Inserire richiami come high-knee march controllato o brevi serie di mountain climber (fatti bene, non “di corsa”) migliora mobilità, equilibrio e rendimento in salita.
Un’escursione è un susseguirsi di micro-aggiustamenti: appoggi in pendenza, sassi che ruotano, radici scivolose. Ecco perché vale oro allenare equilibrio e propriocezione in casa: stare su un piede solo a occhi aperti (poi chiusi), passare su superficie morbida, curare il controllo dell’allineamento caviglia-ginocchio-anca. Inserire questo lavoro rende più “intelligenti” i piedi e più pronti i riflessi posturali: una strategia che compare regolarmente nei piani seri di condizionamento per hiking/backpacking.
Immagina tre incontri con te stesso ogni settimana, 30–40 minuti, in giorni non consecutivi. Nel primo incontro lavori sulla forza di base: dopo un breve riscaldamento con mobilità dinamica, esegui squat controllati, affondi in avanti e una tenuta in plank in due o tre “ondate”. Nel secondo trasformi la forza in controllo: step-up progressivi su un gradino stabile, hinge su una gamba curando l’allineamento, bird-dog in lentezza, poi qualche minuto di esercizi di equilibrio su un piede. Nel terzo filmi il gesto con la lentezza: squat con pausa in basso, affondi all’indietro (più gentili sul ginocchio), plank dinamico con ginocchio-gomito, quindi richiami di mobilità per anche e caviglie. Se una settimana salta un’uscita outdoor, inserisci in coda 10 minuti di camminata sul posto o saltelli leggeri per alzare un po’ il fiato. È la logica che molte guide propongono per arrivare in forma senza esagerare coi carichi.
Apri ogni seduta con cinque-dieci minuti di mobilità dinamica: anche, caviglie, colonna. A fine sessione prenditi il tempo per allungare polpacci, quadricipiti, femorali e fianchi. Integrare regolarmente posizioni yoga semplici (affondo basso, piega in avanti ampia, torsioni dolci) restituisce spazio alle catene posteriori, migliora il comfort e previene rigidità che poi si pagano in salita.
Spingere solo sul “fiato” e dimenticare la forza; fare tonnellate di crunch e ignorare stabilità anti-rotatoria; accelerare troppo e perdere la tecnica; saltare riscaldamento e defaticamento. Il rimedio è sempre la cura del gesto e il ritmo giusto: esegui meno, ma meglio, e lascia al corpo il tempo di adattarsi. Le risorse tecniche per trekking e backpacking tornano spesso su questi punti quando parlano di training indoor.
Una casa può diventare un’ottima “palestra di montagna”. Con movimenti essenziali ma ben eseguiti, costruisci forza utile, core stabile ed equilibrio reattivo: il trio che rende i sentieri più leggeri e le giornate più lunghe. Arrivare in quota già preparati significa gustarsi il trekking, non “sopravvivergli”.