Camminare tra i sentieri di montagna è un atto che riconnette. Con se stessi, con la terra, con l’aria pulita che cambia odore ad ogni quota. Ma c’è qualcosa di più che spesso passa inosservato: le piante spontanee, quelle che si affacciano ai margini del sentiero, nei prati aperti o all’ombra di una roccia. Piccoli presidi naturali, da secoli alleati del benessere umano, spesso dimenticati o confusi con “erbacce”.
Eppure, la camomilla, la malva, il tarassaco, l’iperico e tante altre erbe di montagna sono lì, silenziose e generose, pronte a offrire benefici per corpo e mente a chi sa riconoscerle e rispettarle.
In questo articolo le riscopriamo una per una, con attenzione alle proprietà, ai luoghi dove crescono e ai consigli per usarle (sempre nel rispetto della natura).
La camomilla comune (Matricaria chamomilla) cresce in maniera spontanea nei prati assolati, ai bordi dei sentieri, in terreni non troppo acidi. La si incontra spesso a quote medio-basse, ma non è raro vederla anche in montagna fino a 1200 metri.
Ha piccoli fiori bianchi con cuore giallo intenso, simili a margherite ma più delicati. L’aroma dolce è inconfondibile: basta sfiorare i capolini tra le dita per avvertire un profumo caldo e rasserenante.
Si raccolgono solo i fiori (capolini), che vanno essiccati all’ombra. Una volta secchi, sono perfetti per infusi serali, da soli o in mix rilassanti.
? Consiglio: puoi creare una piccola bustina di cotone da tenere nello zaino, da annusare durante le pause. Il solo profumo favorisce la calma interiore.
Il tarassaco (Taraxacum officinale), chiamato anche “dente di leone”, è tra le piante spontanee più diffuse e resistenti. Lo trovi ovunque: nei pascoli alpini, nei prati umidi, lungo le strade sterrate. Si adatta fino ai 2000 metri e oltre.
Le sue foglie dentellate formano una rosetta alla base. In primavera e estate sbocciano fiori giallo brillante che si trasformano nei classici soffioni bianchi.
Le foglie giovani possono essere mangiate in insalata (solo se raccolte in zone sicure). Le radici, una volta essiccate e tostate, diventano una bevanda simile al caffè, ma senza caffeina.
Consiglio escursionistico: se avverti gonfiore o pesantezza dopo uno spuntino da trekking, un infuso di tarassaco può aiutare a riequilibrare stomaco e intestino.
La malva (Malva sylvestris) è una pianta resistente e discreta. Cresce in terreni incolti, soleggiati ma anche semi-ombrosi, dai 200 ai 1500 metri.
Presenta fiori lilla-viola, a cinque petali con venature scure, e foglie tondeggianti dal bordo frastagliato. È facile da confondere con altre piante: il colore è la chiave.
Si usano fiori e foglie, essiccati all’ombra. Ottima per tisane, decotti o impacchi.
Consiglio di primo soccorso naturale: se durante un’escursione accusi sfregamenti o arrossamenti da zaino, puoi usare un infuso di malva (anche tiepido) per lenire la pelle.
L’iperico (Hypericum perforatum), detto anche “erba di San Giovanni”, predilige i prati soleggiati d’altura e le radure tra i boschi. Fiorisce tra giugno e agosto.
I fiori sono giallo oro, con petali punteggiati. Schiacciandoli, rilasciano un pigmento rosso-violaceo.
Il classico uso è in oleolito di iperico, lasciando i fiori macerare in olio d’oliva al sole per 30 giorni. Da usare solo dopo l’esposizione solare, mai prima.
Nota importante: può interagire con alcuni farmaci. Meglio informarsi prima di un uso prolungato.
L’achillea (Achillea millefolium) si trova in prati d’alta quota, pendii soleggiati e zone rocciose, tra i 600 e i 1800 metri.
I fiori bianchi o rosa pallido sono riuniti in piccoli ombrelli. Le foglie sono finemente frastagliate, quasi piumate.
Si essiccano fiori e foglie per tisane post-cammino, ottime la sera per distendere corpo e stomaco.
Consiglio escursionista: puoi portare qualche fiore secco nello zaino e preparare un infuso rigenerante dopo una lunga giornata sui sentieri.
Riconoscere e raccogliere erbe spontanee è una pratica antica, ma va affrontata con consapevolezza e rispetto. Ecco alcune linee guida fondamentali:
Il vero camminatore è anche un custode del paesaggio.
Vuoi rendere ancora più ricche le tue camminate? Prova a trasformarle in passeggiate botaniche: porta con te una guida tascabile, scatta foto, annota le piante che incontri.
Può diventare un gioco con i bambini, un modo per rallentare, per osservare davvero.
Incontrare una pianta benefica lungo il sentiero non è solo un dettaglio botanico. È un invito.
A rallentare. A conoscere. A rispettare.
Ogni fiore, ogni foglia, ogni profumo porta con sé una memoria antica, fatta di saggezza, di piccoli rimedi tramandati, di mani che curano e menti che osservano.
La montagna è una farmacia naturale a cielo aperto, ma non è lì per essere saccheggiata. È lì per essere capita. Onorata. Ringraziata.
Camminare con occhi nuovi, più attenti e rispettosi, è forse il primo vero passo verso un trekking più consapevole.
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